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19 novembre 2023 * William De Biasi
Un altro pezzo di storia del nostro bel paese lasciato ad agonizzare in mezzo all’indifferenza di tutti: l’ex sanatorio di Ornago. Costruito nel 1910, fu il primo ospedale usato per curare i malati di tisi ad essere allestito all’interno di un grande bosco di pini silvestri, uno dei più rinomati in Italia, tanto che i pazienti qui vi giungevano da tutt’Italia, ma anche da paesi esteri, grazie all’aria particolarmente benefica per effetto delle correnti che scendevano dalle Alpi.
La storia come sempre si ripete ed in questo caso lo scandalo è doppio: il primo perché la struttura versa oramai in pessime condizioni da quasi 25 anni, la seconda perché interamente costruita senza l’utilizzo di soldi pubblici, ma coi soldi dei nobili locali, che in cambio ricevettero solo il nome sui padiglioni.
L’ospedale venne realizzato nel 1910 su modello delle grandi strutture anglosassoni, grazie al Medico Giulio Banfi; tutto era gratis, comprese le cure che dovevano aiutare a guarire le donne tisiche debilitate dal lavoro in filanda e nei campi.
Visto il successo, la struttura venne ampliata, si aggiunse anche una sezione maschile ed un reparto per degenti a pagamento.
Ancora oggi, parlando con i più vecchi, c’è chi ricorda la paura di quegli anni, paura del contagio al punto che quasi si evitava di transitare nelle vicinanze della struttura e si evitava ogni tipo relazione con gli inservienti ed il personale medico.
La malattia era grave e le cure poche, possiamo perciò capire l’importanza che una struttura come questa poteva avere, soprattutto per il ceto meno abbiente: cure, pasti caldi ed un letto dove riposare. Oggi per noi sembrano cose scontate, ma all’inizio del ‘900 il tasso di povertà era altissimo.
Una grande eccellenza del passato, una struttura fatiscente oggi. Là dove un tempo si curavano malati, oggi è la stessa struttura che avrebbe bisogno di cure, ma forse anche quelle oramai sarebbero inutili: i vecchi padiglioni oramai logorati dal tempo e dalle intemperie sono stati, come sempre accade, visitati dai vandali e oramai sono la casa preferita di tanti animali e uccelli,
quello che un tempo era un bosco di pini, oggi è una foresta impenetrabile. La struttura chiusa ed abbandonata dal 1999 è stata spesso al centro di diversi dibattiti su come poterla recuperare, ma ad oggi veramente poco è stato fatto. Netto è il contrasto tra il vecchio è il nuovo, ovvero quella piccola porzione di ala che è ancora in funzione e che ospita la residenza per anziani “Scaccabarozzi”, ma che non è comunque servita da deterrente per evitare l’ennesima storia di “spreco e degrado all’italiana”.
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