Ogni messaggio che resta senza risposta è come un filo spezzato nella rete della speranza, fino a quando il silenzio diventa più assordante di qualsiasi parola
2024 * William De Biasi
Ogni messaggio che resta senza risposta è come un filo spezzato nella rete della speranza, fino a quando il silenzio diventa più assordante di qualsiasi parola
Per anni, la ex Sirti è stata un simbolo di innovazione e progresso nel mercato delle telecomunicazioni. La sua grande piramide di vetro si ergeva maestosa, quasi come un monumento celebrativo per un'epoca in cui le possibilità sembravano infinite. La struttura scintillante dominava il paesaggio di Cassina de' Pecchi, riflettendo il sole del mattino e proiettando un senso di speranza. Ogni giorno dipendenti e visitatori si avvicinavano a quel lungo corridoio che collegava il corpo centrale dell'azienda, un passaggio che ricordava la navetta di un'astronave pronta a decollare verso le nuove galassie.
Ma oggi quel sogno è svanito. La piramide, come tutto il resto dello stabilimento, è stata rasa completamente al suolo, cancellata dalla memoria collettiva come se non fosse mai esistita. Il crepitio delle ruspe ha sostituito il fruscio degli scambi telefonici e delle conversazioni vivaci che riempivano gli spazi di lavoro. Quella che una volta era una fucina di idee e innovazione è diventata un campo desolato, testimone silenzioso della caduta di un gigante.
L'ultima volta che ho messo piede nella piramide il silenzio era palpabile. I pochi vetri che resistevano integri, veri e propri relitti di un passato glorioso, erano stati spazzati via, ridotti a schegge da un violento gesto di obliterazione. La grande azienda, che aveva chiuso i battenti vent'anni fa, ha lasciato dietro di sé solo macerie e, come spesso accade in questi casi, l'abbandono ha attratto ladri e vandali. I corridoi un tempo animati ora erano invasi dalla desolazione: tavoli rovesciati, documenti sparsi e munizioni di un'epoca di prosperità, ridotti a rifiuti.
Mentre scendevo ai piani bassi, dove la luce filtrava attraverso vetri rotti, ho notato come madre natura si stesse riprendendo ciò che era stato strappato. Le radici di piante resilienti si insinuavano tra i resti, rivendicando quel posto abbandonato da tempo. Il muschio ricopriva il tetto come una morbida copertura verde, un tentativo gentile ma irremovibile di nascondere le ferite inferte all'edificio. La natura, inesorabile e indifferente, dimostrava che il tempo ha sempre l'ultima parola, anche sulle creature che credono di essere padrone del proprio destino.
Le scale che un tempo conducevano a uffici pieni di vita ora portano solo a spazi vuoti, a stanze cariche di echi passati. Mi sono seduto su un gradino, col cuore pesante e la mente annebbiata da ricordi. Ogni rampa raccontava storie di colleghi che si abbracciavano, di idee illuminate e del fervore di progetti futuri. Ora, invece, l'unico suono era il rumore del vento che soffiava attraverso le aperture abbandonate.
In quel momento di solitudine è emersa una tristezza profonda, un senso di rassegnazione. Anche questa volta abbiamo perso. Abbiamo perso un pezzo della nostra storia, un simbolo di speranza che, come molte cose belle, è stato eroso dagli eventi ineluttabili della vita. Era difficile non sentire un senso di impotenza di fronte a
questo abbandono, come se fossimo stati parte di qualcosa di più grande, di un'era che era stata rubata dalle sue stesse ambizioni.
La celebrazione della modernità aveva portato con sé la sua ombra. Le tecnologie avanzate e le comunicazioni che una volta ci univano ora sono divenute strumenti di isolamento. Per ogni innovazione sembra ci sia stata una perdita. E così: la piramide di vetro, un tempo simbolo di ciò che poteva essere, giace ora in macerie, un monito mesto di quanto sia fragile il nostro cammino.
Col tempo, il ricordo della ex Sirti potrebbe svanire come le gocce di pioggia su un vetro appannato, anzi forse lo è già. Ma l'impronta che ha lasciato nei cuori di coloro che vi hanno lavorato e sperato sarà per sempre parte di noi. Le esperienze condivise, le risate e le sfide affrontate insieme non possono essere cancellate facilmente e, in quel tessuto di ricordi, la piramide vive ancora.
Il suo addio rappresenta non solo la fine di un'era, ma anche un invito a riflettere su quanto valga la pena investire nel presente, per evitare che anche esso diventi un ricordo sbiadito in un futuro incerto. Ricordiamoci sempre di celebrare e proteggere ciò che abbiamo, affinché non diventi, un giorno, solo una lontana eco di nostalgia.
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