14 settembre 2024 * William De Biasi
Villa Eufemia si erge come monito, un custode di memorie e di storie dimenticate. Una dimora imponente, ora abbandonata e avvolta da un silenzio denso e inquietante, dove il tempo sembra essersi fermato in un inverno perenne. I ragni, maestri tessitori, hanno preso possesso degli angoli in ombra, creando ragnatele che pendono come veli di tristezza su eleganti mobili di un'epoca passata. Queste trame, intricatamente elaborate, raccontano di un luogo dove l’arte della bellezza è stata sopraffatta dalla desolazione.
Varcando la soglia, un brivido percorre la schiena. Il salottino, adorno di ricca carta da parati, è una scena portata via dal tempo: i colori una volta vivaci sono ora sbiaditi, mentre la boiserie in legno esprime una magnificenza che affonda nel degrado. Sotto la finestra, un divanetto in legno, ornato di intagli, attende pazientemente un visitatore che non arriverà mai. Un tavolino, con i suoi libri impolverati e alcuni arnesi per dipingere, testimonia la creatività di chi abitava questi spazi. Qui, molti anni fa, un artista si perdeva nell'inchiostro premendo la penna contro la carta, dando vita a mondi fantastici, ora relegati all’oblio.
Il parquet scricchiola sotto i miei passi come se avesse desiderio di parlare, un lamento che si intreccia al rumore dei vetri rotti sparsi per terra. Ogni passo produce un’ eco, memoria di risate e melodie che un tempo riempivano gli ambienti. Nel salone principale la volta si erge maestosa, prima finemente decorata, ora priva del suo splendore. Il tavolo in legno massello, al centro della stanza, conserva le cicatrici del tempo passato: graffi e segni di usura raccontano delle cene festose e delle conversazioni animate che vi si sono tenute. Intorno, i mobili di gusto e stile, anche loro in lenta ma inesorabile decadenza, paiono cercare un contatto, un riconoscimento, mentre la polvere li avvolge come una coperta pesante.
La camera da letto, un tempo rifugio di dolci sogni, è oggi un’ombra di ciò che era. La carta da parati rosa, strappata e ammuffita, sembra piangere la sua bellezza perduta. Mobili eleganti in legno scuro, pur mantenendo una certa nobiltà, si trovano in uno stato di abbandono, come guardiani silenziosi di segreti ormai dimenticati. Qui, nel silenzio, la nostalgia si fa palpabile ed ogni oggetto sembra avere una storia da raccontare, una storia che ora vive solo nei ricordi di chi ha varcato la soglia di questa dimora.
Una piccola serra si apre sul giardino esterno, un angolo di bellezza naturale che cerca di resistere all’invasione della vegetazione selvaggia. I vetri colorati, incrinati e sporchi, filtrano la luce in modi affascinanti, disegnando ombre danzanti sul pavimento. In questo posto, il passato è ancora presente, ma solo come un’eco distante, un sussurro di vita. Le piante rampicanti si inerpicano sulle pareti, cercando di riconquistare il dominio su un luogo che era stato così sapientemente curato e amato.
Anche la cucina, con le sue piastrelle azzurre, conserva un fascino semplice ma ricco di gusto. Qui, un tempo, i profumi dei pasti cucinati con amore si mescolavano alle risate di una famiglia felice. Le stoviglie, ora polverose e dimenticate, rimandano a momenti di convivialità, di mani che si muovevano rapide tra ingredienti freschi, di ricette tramandate attraverso generazioni, di amori nati attorno al focolare caldo.
Villa Eufemia, con la sua eleganza decadente, è una trappola del tempo, un luogo dove il passato afferra chiunque varchi la sua soglia e lo conduce in un viaggio malinconico. I ricordi, impregnati di gioia e tristezza, si intrecciano in ogni angolo, in ogni crepa. Qui, dove il tempo è rimasto congelato, i proprietari si sono chiusi per sempre la porta alle spalle, lasciando dietro di sé un mondo che continuerà a esistere solo nella memoria.
Passeggiando per queste stanze, non posso fare a meno di sentire un senso di rassegnazione. La casa, pur bellissima nella sua decadenza, è un monumento alla perdita. Ogni ragnatela che pende dal soffitto e ogni mobile coperto di polvere raccontano una storia di vita vissuta e di sogni infranti. I fantasmi di chi ha amato e vissuto qui sembrano fluttuare tra le stanze, osservandomi con occhi tristi, mentre io mi sento come un intruso in un sogno rotto.
L’atmosfera è densa di un dolore silenzioso, eppure vi è una bellezza in questo abbandono. È un richiamo alla riflessione, all'accettazione della fugacità della vita. Villa Eufemia è un’ode alla memoria, una celebrazione di tutto ciò che fu e che non potrà più essere. Ogni angolo, ogni superficie sembra pregare di non essere dimenticato, di mantenere viva la fiamma della bellezza anche quando tutto sembra perduto.
Mentre mi allontano da questa dimora, mi volto un’ultima volta. Villa Eufemia rimane là, immutabile e silenziosa, un libro aperto di storie mai raccontate, un luogo dove il passato interroga il presente e, nel silenzio, i ricordi continuano a vivere.
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